SETTEMBRE 2007

SICUREZZA QUESTA AMMINISTRAZIONE SI E’ DISTINTA PER INCAPACITA’

La Via di Vittorio all’angolo con le Vie Moneta e Golgi. Esempio di sicurezza!

Se prima di svoltare in Via dello Zerbo, dove abita, il Sindaco Ramazzotti guardasse in fondo alla Via Di Vittorio noterebbe un palo della luce che sporge in mezzo alla strada. Non un palo normale, piuttosto una vecchia trave di legno marcia, piegata e più volte rattoppata. Nemmeno buona per farci un Pinocchio con il naso lungo come quello di un Sindaco che si distingue per le propaganda contraffatta e faziosa.
L'accrocchio regge da circa 4 anni un cavo che porta, o portava, corrente da una improbabile cabina elettrica sul marciapiede, chiusa con assi di legno, al cantiere non segnalato della lottizzazione di Via Golgi, attraversando l'incrocio con Via Moneta.
Il palo era già dolosamente non a norma e pericolante di suo ed il temporale di fine agosto gli ha dato il colpo di grazia ma, invece di sostituirlo, è stato rimesso insieme alla meno peggio dagli “addetti” ai lavori... due fascette fanno proprio miracoli, a conferma dell'alleanza Sindaco - Don Renato che, quando sarà beatificato, diventerà il Santo patrono dei sindaci sprovveduti.
Scherzi a parte oggi il rabbercio è più inclinato di ieri e la situazione è diventata ancora più pericolosa per i passanti che potrebbero, un giorno, ritrovarsi il palo sulla propria testa. Tanto per capirci basta che un mezzo da lavoro appena più alto di un Ducato passi sotto il manufatto ed i cavi elettrici potrebbero impigliarsi causando il crollo del palo e, qualora passasse ancora corrente, gravi problemi agli occupanti del mezzo. Naturalmente noi presumiamo che la corrente passi ancora dal cavo, altrimenti non avrebbe avuto senso il collage del palo per tenerlo in piedi.
Secondo testimonianza certa, e pure dimostrabile, i vigili dicono di essere a conoscenza della cosa e dato che, oltre al Sindaco ed al Vicesindaco, anche uno di loro abita proprio li, davanti al palo, non ne dubitiamo. Eppure nessuno lo segnala all’Ufficio Tecnico che, peraltro, chissà quante volte deve averne già verificato lo stato di pericolo. Ma forse dimentichiamo che l’Ufficio in questione ha dato l’agibilità al condominio che affaccia sul palo, quello rosa in Via Golgi, senza neppure valutare le certificazioni e, come verificato dagli organi competenti, addirittura in presenza di dichiarazioni false, incomplete o del tutto assenti. Chissà perché le grandi aziende che edificano immensi complessi possono lavorare senza alcun rispetto delle leggi confidando nella bonarietà degli organi comunali preposti al controllo mentre un cittadino che fa una piccola modifica alla sua proprietà è vessato da mille regole e controllato passo dopo passo con l’onere della certificazione di qualsiasi opera.
Ci fermiamo per non far perdere il filo del discorso ai tecnici comunali che, il giorno dopo questa lettura, dovranno provvedere a risolvere almeno una questione: quel palo è pericoloso; che sia eliminato o messo a norma!
INTERROGAZIONI, INTERPELLANZE E MOZIONI di luglio e agosto
Salute pubblica / Bosco in città: i vialetti interni al Bosco in Città sono ricoperti di ghiaia finissima che si deposita nei polmoni dei cittadini che sostano sulle panchine del parco. Il Comune risolva quanto prima questo problema negli interessi soprattutto degli anziani che passano le giornate riempiendosi i polmoni di polvere.
Droga al polifunzionale: Sembra che nelle vicinanze della nuova biblioteca giri droga ma che le forze dell’ordine non presidino mai la zona verificando di cosa si occupano coloro i quali ronzano attorno ai giovani che si servono della struttura. Il Sindaco ci spieghi il perché.
Test antidroga: Con una mozione che sarà votata nel prossimo consiglio comunale, presentata sempre dalla Lega operese, si chiede di istituire dei test antidroga obbligatori ai dipendenti della pubblica amministrazione, da cui può dipendere la sicurezza dei cittadini (si pensi agli autisti dello scuolabus), ed anche agli amministratori che, con le loro scelte, condizionano la vita di migliaia di persone.
DON RENATO LASCIA OPERA
E’ giunto il momento per Don Renato, il parroco di Opera che sfidò i cittadini che non vollero il campo nomadi in paese, di levare le ancore e partire per un’altra destinazione. Il rapporto degli operesi con la Chiesa non è più lo stesso da quella sera del 21 dicembre dello scorso anno quando, a suo dire, il prete in bicicletta vide dinanzi alle fiamme “donne e uomini, giovani e anziani, anche bambini, tutti assatanati, privi di ogni intelletto e di ogni sentimento vagamente umano” macchiarsi di una terribile colpa, quella di voler impedire che arrivasse in paese un campo nomadi con il beneplacito del Sindaco Alessandro Ramazzotti e del Parroco stesso. La cronaca ricorda come quella sera fu vissuta intensamente dal paese e come una pacifica protesta, esasperata dall’arroganza del Sindaco e delle istituzioni, raggiunse il culmine della sua veemenza con il rogo delle tende che la protezione civile aveva cominciato a montare al mattino. Per quei fatti si sono appena concluse le indagini preliminari e vi è l’attesa del rinvio a giudizio per il Consigliere Comunale della Lega Nord Ettore Fusco, considerato la mente dell’operazione, e per otto cittadini operesi accusati di danneggiamento, devastazione, occupazione di suolo pubblico, associazione a delinquere, interruzione di pubblico servizio ed altri capi d’imputazione correlati.

NO INCENERITORE

Il Sindaco Ramazzotti continua a seminare confusione sulla vicenda dell’inceneritore in modo tale da impedire ai cittadini di organizzarsi alla stregua del Presidio anti-rom per affrontare a volto scoperto anche i nemici della nostra salute. Naturalmente la Lega Nord ha sollevato il problema alcuni mesi fa, come già fece nel 2004, cogliendo le istituzioni quasi disinformate sulla questione. Almeno questo è quello che ci volevano fare credere. Eppure da almeno sei anni si parla di questo inceneritore che, solo oggi che la Lega è forte e rappresenta la maggioranza dei cittadini pronti a mobilitarsi per difendere i propri diritti, allora si ricorda di prendere una posizione differente dalla solita riassumibile con un perentorio: “noi non ne sapevamo niente”. E così che Ramazzotti decide di ostacolare la raccolta firme di Opera Sicura trovando gli spazi sui quotidiani per dire alla gente che non è chiaro se le firme di Fusco e della Lega siano a favore o contro l’inceneritore. E così anche che si allea con altri sindaci comunisti per fare la voce forte e minacciare raccolte di firme a Milano, provocatoriamente, per tentare di fare passare il centrodestra meneghino come favorevole all’impianto. Centrodestra che noi non ci poniamo il problema di conoscerne l’opinione in merito in quanto, seppure favorevole, sarebbe legittimato dagli incassi e dalla lontananza dalle abitazioni. Un po’ come la Moratti che spediva gli zingari a Opera lontano dalla sua città con il beneplacito del suo vicesindaco di AN Riccardo De Corato. Mica abbiamo mai avuto niente da ridire sul loro operato, loro si eliminavano un problema. La questione è che noi siamo a Opera e, forse essendo leghisti, siamo abituati a pensare che prima di tutto bisogna essere padroni in casa propria e fare quello che è interesse dei propri concittadini. Le beghe e gli interessi di partito vanno lasciati fuori dalla porta. Lo tenga in mente prima di parlare ancora a sproposito il Sindaco Ramazzotti: “Fusco ed i leghisti nostrani sono interessati ai problemi di Opera e per questo vicini agli operesi”. La smetta quindi di parlare di altre realtà dove, oltretutto, fanno solo i propri legittimi interessi. Mi viene in mente una frase di cui tanto s’è abusato per rivoltarla contro l’autore: “Per votare contro i propri interessi bisogna essere coglioni”. Ma cosa significava, ancora, a Opera non l’hanno capito.